giovedì 30 giugno 2011

Qualche Osservazione di Clara Gelao


Mediterraneo. Al solo sentir pronunciare, oggi, questa parola che nel suono dolce e strascicato sembra evocare panorami di placida, pigra bellezza, chiunque ritiene che si sia detto tutto sul mare nostrum, almeno sotto l’aspetto fotografico, che è quello che ci interessa in questa occasione.
Una importante esposizione tenutasi a Roma, presso Palazzo Giustiniani, nell’ottobre-novembre 2004 (e poi spostata ad Istanbul), dal titolo Il Mediterraneo dei fotografi. Passato, presente, il cui nucleo principale era costituito da un’ampia selezione di fotografie “storiche” tratte dagli archivi Alinari, ha avuto a suo tempo il grande merito di sottolineare come, dal punto di vista strettamente fotografico, il Mediterraneo sia uno dei luoghi-simbolo che più precocemente ha attratto l’attenzione degli autori, di quegli straordinari pionieri, cioè, spesso di provenienza anglosassone, disposti ad affrontare a dorso di mulo o di cammello, trasportando con sé pesanti e scomode attrezzature, difficoltà d’ogni genere, pur di immortalare i diversi aspetti dei paesi che si affacciano su quello che è certamente il mare più denso di storia e di passato del mondo (e pensiamo soprattutto a come la fotografia abbia contribuito a far conoscere luoghi sino alla prima metà dell’Ottocento noti solo attraverso descrizioni letterarie e carnets di disegni).
Si era convinti, all’epoca, che la fotografia, per quanto “costruita” e frutto di una scelta personale, diversamente dalla rappresentazione pittorica mostrasse la realtà così com’era, o mostrasse per lo meno una realtà verisimile, che molti non avevano mai veduto e che probabilmente non avrebbero veduto mai.
Migliaia e migliaia di immagini del Mediterraneo (luoghi, persone, cose, attività, fatti positivi e negativi, sbarchi, emigrazioni ed immigrazioni, vita e morte, in definitiva) sono state scattate da allora, e chissà che un domani le moderne tecniche di catalogazione informatica non ci permettano di censire per temi e per autore almeno le più significative: un campionario così vasto, vario e personale che è un po’ come l’infinito, un concetto che, a volerlo percepire nella sua interezza, ci spaventa, ci mozza il respiro perché enormemente superiore alle nostre capacità di comprensione.
Cosa c’è da dire di più, insomma, del Mediterraneo? Sembrerebbe che tutto sia stato detto e visto, goduto e sofferto, sperimentato, fotografato soprattutto. Ma questa mostra (e il bel volume che l’accompagna, curato da Cosmo Laera) ci spinge nonostante tutto ad interrogarci ancora, a chiederci: ma i luoghi, le persone, e tutto quel vastissimo mondo mediterraneo che si può fotografare, sono sempre gli stessi (fatta ovviamente eccezione per le naturali metamorfosi apportate dall’uomo e dal tempo), o cambiano a seconda di chi li guarda e li interpreta? e se sì, come tutti concordiamo nel credere, c’è un qualcosa che accomuna gli autori del Mediterraneo, c’è una visione, un’ispirazione, un’anima mediterranea, un esprit, ecco, che li accompagna ovunque essi vadano e che li fa riconoscere e sentire parte di uno stesso mondo, accomunati da un qualcosa che, pur difficile da definire, esiste realmente?
Cosmo Laera ritiene di sì, e intende dimostrarlo attraverso questa raffinata scelta di immagini destinate, come dice nella sua introduzione, ad essere anche uno straordinario mezzo di “riconoscimento” reciproco. Non sono in grado, oggi, di abbracciare in toto quest’idea, ma non perché sia renitente ad accoglierla, ma perché ritengo che questo esprit mediterranéen, se esiste, e non dubito che esista, debba essere verificato anche molto al di là del Mediterraneo, che sia proprio una diversa visione del mondo, più complessa e ancestrale. Noi mediterranei ci portiamo dentro, che lo vogliamo o no, che ce ne rendiamo conto o no, la storia, ed è questo che ci fa così diversi e ci fa essere quello che siamo, più profondi e antichi, anche se stritolati dal mito della modernità. Ed è il fotografo colui che, vedendo di più degli altri, anzi, meglio, vedendo “diversamente” dagli altri, può interpretare al meglio questa dimensione. 

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